Qualche giorno fa, su "il Piccolo" , per l'ennesima volta, si traeva lo
scoop da qualche moto un po' allegra, per una strada triestina molto simile a un
passo, dove una volta si correva la gara in salita più veloce d'Europa, ma
oggi con limiti di velocità urbani. Per l'ennesima volta, questo giornale dalla
dubbia veridicità, ha scritto un articolo a dir poco ridicolo, infangando
e offendendo il motociclista in genere, dipingendolo come una sorta di
assassino dalla manetta facile, incosciente e sprezzante del pericolo e
della vita altrui.
Ebbene, questa non è la prima volta, e credo sia risaputo che livelli
raggiunga
l'ignoranza di chi la moto non ce l'ha nel descrivere i
motociclisti.
Bene, questa volta però, abbiamo scatenato una bufera di proteste contro il giornale,
e una volta per tutte contro questa ignorante ipocrisia, spiegando come
stanno davvero le cose, chi rischia davvero, e quello che
dicono le statistiche.
Una lettera giunta alla redazione di quel giornale vergognoso, che merita
davvero di esser letta da tutti, in special modo da chi sta dall'altra
parte. Tanto per farsi un esame di coscienza su come sia la realtà...
La lettera è certo un po' lunga, ma posso assicurare che leggerla farà
chiarezza, sia da chi sta da una parte, che dall'altra...
Vorrei rispondere all’articolo di Claudio Ernè,
apparso su Il Piccolo di lunedì 21 agosto e riguardante le “sfide tra moto
sulla Trieste Opicina”, nonchè fare chiarezza su molti punti che
riguardano il mondo delle due ruote.
Premetto che ho 25 anni, sono un motociclista da circa 9 e per lavoro
passo circa 9 ore al giorno per altrettanti 300km su strade urbane ed
extraurbane.
Il pezzo di Ernè inizia con la descrizione del tipico “smanettone”, dove
il casco integrale e la tuta in pelle vengono tra le righe, dipinti come
indice di un motociclista dal gas sempre aperto, invece che come strumenti
indispensabili per la propria sicurezza che andrebbero altresì favoriti.
Il giornalista non è l’unico ad avere questa idea, anche molta gente e
alcuni membri delle forze dell’ordine mi hanno talvolta chiesto il perchè
di un abbigliamento così tecnico. Come al solito questo accade solo nel
nostro Paese, infatti all’estero non è concepibile possedere una moto
sportiva senza i relativi tuta, casco integrale, guanti e stivali. Anche
nella vicina Slovenia, ogni motociclista è sempre accompagnato da questi
necessari capi. Per non parlare della Germania.
Da noi invece rimane l’equazione: tuta e casco = corse.
Ma da cosa dovrebbe difendersi il motociclista? Beh, prima di tutto dalle
automobili, primo pericolo assoluto, e in secondo luogo dalle
infrastrutture, come i guard-rail (che fungono solo da mannaia, messe tra
l’altro al bando in molti paesi europei) , i pali, tutte le sporgenze che
molte volte si sono purtroppo rivelate fatali agli utenti delle due ruote,
ma che le amministrazioni non hanno mai pensato di togliere e/o modificare
opportunamente, nonostante esista una legge, che pochi conoscono, che
afferma che tutti gli incassi dovuti a sanzioni e multe debbano essere
investiti in miglioramenti stradali. Se così fosse, dovremmo poter
circolare su strade di prima categoria.
L’articolo prosegue poi affermando che il fenomeno sarebbe più intenso nei
fine settimana caratterizzati da una gara di Moto GP, fatto assolutamente
ridicolo, in quanto in tutti i fine settimana noi motociclisti come tante
altre categorie di persone libere dagli impegni lavorativi, ci riversiamo
nelle strade locali, certamente non con gli intenti competitivi descritti.
Posso assicurare tutti che ne sulla Trieste-Opicina ne altrove, a Trieste,
c’è mai stata sfida o gara di alcun tipo. Semplicemente è purtroppo
usuale, tanto quanto falso ed errato, pensare che alcune moto che passano,
anche talvolta a velocità sostenuta (nessuno dice che siamo dei santi),
stiano necessariamente gareggiando.
La gara, clandestina o meno, esula dal significato di godersi le emozioni
e la libertà che solo una moto può dare e che un automobilista non può
nemmeno immaginare. La gara è regolata da un articolo del Codice della
Strada che prevede pene severissime, anche penali, e quindi prima di
denunciare una gara serve qualcosa in più di un paio di moto che, magari
con scarichi sportivi e quindi rumorose, percorrono per casualità la
stessa strada, una in coda all’altra, probabilmente senza nemmeno
conoscersi. Bisogna per forza gareggiare? Non si può semplicemente fare un
giro? A volte sono solo amici che condividono una passione, e non meritano
sanzioni da Codice Penale, ne di trattamenti delinquenziali. Di
delinquenti veri in giro c’è ne sono a sufficienza.
Quest’ultimo fatto sembra essere diventato una moda: l’accanimento contro
il centauro (come lo chiamate voi del Piccolo). La legge 168/05 sulla
confisca ne è la testimonianza: la confisca del mezzo, una volta prevista
solo per reati gravi come il furto, l’omicidio, o l’uso di stampo mafioso,
è stata resa legale anche per atti come trasporto di carichi sporgenti e
fissati male (tipo borse della spesa sulla pedana) , il togliere la mano
dal manubrio per magari alzarsi o abbassarsi la visiera, circolazione
senza casco, ecc. E’ ovvio che certe infrazioni vanno punite: il casco,
fosse stato per me, l’avrei reso obbligatorio integrale, e a chi circola
col casco aperto con la scusa di andare piano mostrerei alcune foto di
persone incidentate e finite con la faccia a terra ed il casco aperto
mentre viaggiavano a 30 all’ora. Ma la confisca, che prima era un
provvedimento per delinquenti pericolosi, ora è stata resa legale per
infrazioni così ridicole. E le proporzioni dove sono finite??
Ma chi circola in auto con gli specchietti chiusi, non da le precedenze,
non usa le frecce e si esibisce in cambi di corsia, svolte e altre manovre
imprevedibili (e ce ne sono a centinaia, molti più delle moto sulla
Trieste Opicina) è forse meno pericoloso di chi trasporta una borsa o
toglie una mano? Al motociclista che sopraggiunge, nel migliore dei casi,
le pulsazioni raggiungono i 150 battiti al minuto e se fortunato la scampa
senza danni. Ma per queste infrazioni non esiste nè confisca nè severità,
nè tanto meno qualcuno che se ne accorge, a parte chi ha appena rischiato
la sua incolumità. Non ho mai visto fermare auto con gli specchi chiusi,
ma ho visto decine di moto con lo scarico sportivo mandate alla revisione
e multate con 300 €. Ma se le auto continuano a non dare la precedenza,
con la solita cretina scusa del “tanto con la moto mi eviti o ti fermi”,
mi sa che lo scarico lo tolgo proprio, così forse almeno mi sentono
arrivare! Gli utenti di mezzi a quattro ruote dovrebbero avere più
rispetto dei motociclisti, in quanto viaggianti su mezzi dell’equilibrio
precario, ai quali una frenata può costare una caduta rovinosa, invece che
un paraurti ammaccato come nelle auto.
Il signor Ernè prende poi come riferimento il limite di velocità di 50
km/h, ma questo è ancora una volta un riferimento sbagliato. Solo perchè
una legge dice che in un punto non si possono superare i 50 km/h, è
davvero reale il pericolo in caso di velocità maggiori? In questo caso
allora tutti i tratti col medesimo limite presentano le medesime
caratteristiche di rischio. Quindi Viale Miramare (strada extraurbana a 4
corsie senza incroci e semafori, percorribile a velocità quasi
autostradali senza pericolo, ma con limite 50!) sarebbe pericoloso come la
stretta via San Francesco (strada in centro città stretta e ricca di
incroci senza precedenza), e via Flavia (simile alla prima, ma con 3 incroci con
diritto di precedenza) lo sarebbe come molti viottoli ricchi di incroci e quant’altro della
nostra bella Città. Quindi lanciarsi a 80km/h per via San Francesco ha la
stessa pericolosità che farlo per viale Miramare. Non so perché ma non ne
sono convinto, ciò nonostante, Telelaser per via San Francesco non ne ho
mai visti, ma per viale Miramare…
Nessuno si è posto il problema che molte volte i limiti sono contenuti in
maniera sproporzionata solo per poter multare più facilmente, e
arrotondare così il bilancio comunale. Sproporzionale è anche la sanzione
pecuniaria e soprattutto quella del ritiro patente in caso di superamento
di 40 km/h. Il ritiro patente viene imposto in caso di percorrenza di una
autostrada in senso opposto. In questo caso il pericolo di fare una strage
è chiaro, il ritiro è proporzionato, ma per viale Miramare a 90 km/h c’è ugual pericolo? E a 90 per via San Francesco non è forse ancor più
pericoloso? Certamente, ma nuovamente i Velox per via San Francesco non ci
sono mai stati, ma per viale Miramare…
Sui limiti di velocità come in
altre leggi manca l'oggettività, la credibilità, ed è questo a portare
a pensare che violarli senza esagerare non sia eticamente così
sbagliato...
L’utilizzo di via San Francesco come riferimento è ovviamente casuale,
potrei citarne a dozzine di vie di uguali caratteristiche.
Io che percorro via Flavia una decina di volte al giorno per lavoro,
difficilmente mi capita di vedere le vetture mantenere i 50 km/h, forze
dell’ordine incluse. Questo significa che tutti, e dico tutti, sono
impazziti, menefreghisti dei limiti, presi da una fretta irrefrenabile e
vanno puniti? O più semplicemente è un limite che si sorpassa senza
nemmeno accorgersi a causa della tipologia di quel tratto e che la
pericolosità è ancora notevolmente lontana? Basterebbe semplicemente
buonsenso, qualità più rara dell’oro per certi agenti.
Le pattuglie nascoste dietro ai cespugli con il Velox servono davvero alla
nostra sicurezza? Non dovrebbero poi esser ben visibili? E allora perchè
imboscano la propria vettura in modo invisibile, difficilmente indossano i
giubboni catarifrangenti, e si nascondono assieme al treppiede del
Telelaser in modi a dir poco mimetici? Perché si mettono in tratti di
strada dove è difficile rispettare i limiti assolutamente sproporzionali
alle reali caratteristiche stradali invece di zone urbane come davanti
agli asili per esempio? E se davvero esigono il rispetto dei limiti,
perchè non mettono delle postazioni velox fisse? O forse in quel non ci
sarebbe più la possibilità di far cassa da parte del comune…?
Caro Ernè, il limite imposto in un tratto non è sempre adeguato, e dove
non lo è, superandolo (ovviamente entro certi limiti, quelli appunto della
sicurezza propria e altrui oltre che al buonsenso) non si crea pericolo.
L’unico pericolo è quello di incorrere in sanzioni, ma a quel punto
sarebbero “affari nostri”.
E basta con la solita frase “vai a sfogarti
in pista”, evidentemente la gente crede ci siano circuiti in ogni
provincia e a costi simbolici. Peccato che per l’ennesima volta la realtà
sia un’altra. Per uno della mia zona, andare in pista può voler dire farsi
350km per raggiungere Misano, spendere anche 300 euro per un week-end di
prove, senza contare: trasporto, benzina, gomme, albergo, ristorazione,
escludendo cadute. In un week-end se ne andrebbero così buoni 600 euro.
E’ ovvio che per fare semplicemente 4 curve si è costretti ad andare sulla
strada di montagna più vicina.
Si capisce che Lei non è un motociclista (o perlomeno non di moto
sportive), quando cita come esempi di moto dal telaio da corsa mezzi come
la Suzuki Hayabusa 1300 e la Honda CBR 1100, moto datate con motori sì
potentissimi, ma con ciclistiche turistiche o poco più, e capaci di
esprimere le loro potenze solo su autobahn tedesche (autostrade che
nonostante siano senza limiti di velocità, stranamente hanno meno
incidenti delle nostre autostrade da 130 km/h) o comunque sul dritto, e
costruite dalle Case solo per la megalomania di produrne la più veloce.
Sono invece d’accordo con lei nella critica che mezzi potentissimi, come
le nostre amate sportive da 160 cavalli, possano essere tranquillamente
guidati da chi sostiene un’esame della patente che passerebbe anche un
completo incapace, e addirittura da chi possiede solo la patente B (per
auto) conseguita prima del 1988. Cioè qualche nostra nonna, in teoria, può
comprarsi una R1 e gira legalmente! Detto questo però, è vero in egual
modo, se non di più, che anche le patenti per auto vengono date a cani e
porci, a gente che non sa guidare. I corsi di guida dovrebbero essere ben
più avanzati e personalizzati. Questo sì che sarebbe utile a far diminuire
gli incidenti.
Secondo me, poi, la credenza popolare che la grande causa degli incidenti
sia la velocità, è di gran lunga sbagliata. La velocità è uno dei fattori
che concorrono, ma non è certamente quello preponderante. E questo
indifferentemente che si tratti di moto o auto. La velocità di qualche
motociclista incidentato non avrebbe portato a un serio urto se l’auto non
avesse mancato la precedenza. Le vere cause sono la scarsissima capacità
di guida della media delle persone, unita alla condizione pessima di molti
mezzi circolanti (assetti da gondola e gomme lisce) a volte le condizioni
stradali e non per ultima e forse la più importante, la disattenzione. Se
poi ci si mette anche la velocità, e magari l’alcool, la frittata è fatta.
Nessuno ha mai detto che i cari navigatori satellitari da 4000 €
funzionanti a qualsiasi velocità distolgono lo sguardo dalla strada, e che
anche per un secondo di consultazione si percorrono metri che possono
diventare fatali. Nessuno l’ha mai detto perchè non fa audience, mentre
cosa c’è di meglio per un giornale o un programma tv delle sfide tra moto
sulla strada più bella del posto? Di fatti su cui meditare ce ne sono a
centinaia, ma per molti è sempre meglio piegarsi alle leggi all’italiana
ed alle credenze popolari, perchè far funzionare il cervello è troppo
faticoso, mentre oggi piacciono le cose facili.
In Italia i “politicanti” sono convinti che per risolvere un dato
problema, ci sia semplicemente da fare una legge smisuratamente severa,
con multe più salate possibile, ed il problema magicamente svanirà. Ma non
so perché, ho il dubbio che chi è incapace di guidare, non si trasformerà
in un pilota con l’uscita della legge. Questo è semplicemente un modo
rapido per lavarsene le mani il più in fretta possibile e ricavarci sopra
anche un bel po’ di denaro. Mi sembra alquanto facile e remunerativo fare
il politico vero? Un problema per esser risolto va studiato alla radice e
trovata una soluzione appropriata.
Viviamo in un paese dove certamente il tabacco fa più vittime di moto e
auto messe assieme, ciò nonostante fumare è legale, guidare senza
trasgredire sembra diventato davvero difficile. Con l’economia che ci
circonda poi, una multa stupida come quella per eccesso nelle zone sopra
citate, può fare la differenza in un precario bilancio familiare. E’ tanto paradossale il fatto che paghiamo
(si perché i loro stipendi derivano anche dalle nostre tasse) per esser
multati, quanto il fatto che dovrebbero essere a nostra tutela, ma chi ci
tutela da loro?? Ogni ricorso è tempo e denaro sprecato. Chi avrà mai
ragione tra un motociclista e lo stato? Con un giudice anch’esso statale?!
A volte credo che certi agenti con un blocchetto in mano, abbiano un
potere più grande di loro, e non se ne rendano conto. Una multa in molti
casi non è la soluzione, le soluzioni sono altre, e sta a politici con una
paga base di 20000 euro mensili trovarle.
Infine un paio di statistiche, la fonte è l’ANCMA e il Ministero dei
Trasporti, e i dati sono disponibili su
www.motonline.it
Il
fattore umano è l’origine degli incidenti per 87 % dei casi nelle auto.
Per le moto questo dato scende al 37 %.
Nella maggior parte dei casi le moto viaggiano alla velocità del flusso
del traffico: non è vero che abbiamo incidenti perchè corriamo troppo.
Degli incidenti dei motociclisti il 70 % delle volte sono causa gli
automobilisti.
Di questo 70 %, solo il 25 % ha la patente moto, mentre il resto non ha
mai guidato una moto.
Solo il 30 % delle moto incidentate avevano violato cartelli o semafori,
mentre il 45 % lo ha fatto nel caso delle auto.
Quindi
Signor Ernè, non si chieda se i motociclisti non temono la velocità nei
weekend dopo i Gran Premi, si chieda se non temono tutte le auto che li
circondano.
AndreaBurnout, Sandro14, e tutto il PRT
Questa è la prima pagina che ripropongo:
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